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e la corte di Francia formarono tra loro stretta alleanza: i cavalieri francesi inondarono l’Italia; e usurpando in nome del sovrano pontefice la suprema autorità, promettendo libertà, predicando concordia recarono con queste lusinghiere parole e con queste lusinghiere menzogne la schiavitù, il tradimento e la discordia. La fazione popolare e democratica, temendo la dominazione imperiale, attaccavasi alla Francia e serviva gli interessi della santa Sede. Le classi superiori preferivano al contrario la sovranità del re de’Romani. Gli uni sotto nome di Guelfi, favorivano una democrazia sottomessa al Vaticano e protetta dal re di Francia. gli altri sotto nome di Ghibellini, volevano che il governo venisse affidato a’ più ricchi cittadini e sotto l’imperial vassallaggio: questione assai complicata che la maggior parte degli storici non hanno bene capita.
Dante, pel suo personale carattere non che per le sue relazioni, era ghibellino. Ei temeva meno la sovranità lontana dell’imperio che il giogo teocratico di Roma e le estorsioni della Francia: avea d’altronde avversione per la democrazia. Quest’anima fiera e riottosa sdegnava egualmente il popolare governo, le pretensioni di Roma e l’ambizione de’re di Francia. Quan-