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raccolse le opinioni, le follie, le vicissitudini, le miserie e le passioni, che travolgono gli uomini; e lasciò dopo di sè un monumento, il quale, se ci umilia colla rappresentazione delle nostre fralezze, dovrebbe farci insuperbire di pertenere alla stessa natura che un tant’uomo; e ci conforta a bene usare la breve e sfuggevole vita. Petrarca, seguitando più saviezza contemplativa che attiva, argomentò, le fatiche e i contendimenti nostri in pro degli uomini recedere a gran pezza qualunque benefizio ne possa a quelli tornare; ogni nostro passo nella fine non ad altro riuscire, che ad avvicinarne al sepolcro; la morte essere fra’ doni della provvidenza il migliore; e il mondo avvenire l’unico nostro albergo e riposo. Per le quali tutte cose procedette tentennando nel mortal viaggio, con in cuore l’amaro convincimento: «che la stanchezza e il fastidio d’ogni cosa fossero già tenacemente abbarbicati nell’animo suo1,» e per tal modo scontò il debito di que’ doni, che natura, fortuna e il mondo gli avevano a larga mano profusi, senza mistura veruna de’ consueti loro rivolgimenti.

  1. Cum omnium rerum fastidium atque odium in animo meo initium ferre non possim.