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incostanza dell’andamento, e la dizione ornata, allora pure che gli vennero a mano gli argomenti meno poetici e soprattutto quel mescuglio di sentimenti privati cogli universali principii di filosofia e di religione. La sua penna andò dietro alla perpetua irrequietudine dell’animo suo: ogni argomento adescava i suoi pensieri, e ben di rado tutti i suoi pensieri furono devoti ad un solo argomento. Così fu, che avendo più ardore ad imprendere che perseveranza a finire, il numero grande de’ suoi non terminati manuscritti gli suscitò finalmente nell’animo la trista considerazione: che il frutto della diligenza di poco sarebbe stato dissimile dalle foglie dell’infingardaggine1. Dante confessa, che in gioventù succumbeva a lungo

    di F. Petrarca a Pulice poeta vicentino. Vic. tip. Parise, 1823). E, ciò che non parrebbe a credersi, alla imitazione di Cicerone congiunse pur quella di Seneca, quanto è al concettoso onde i Giornalisti di Trevoux ebbero a chiamarlo la scimmia di Seneca. Da s. Agostino poi tolse il misticismo, sparso nelle sue opere, e singolarmente ne’ suoi Dialoghi con quel Santo: De Contemptu Mundi.

  1. Quicquid fere opusculorum mihi excidit, quae tam multa fuerunt, ut usque ad hanc aetatem me exerceant, ac fatigent: fuit enim mihi ut corpus, sic ingenium magis pollens dexteritate, quam viribus. Itaque multa mihi facilia cogitatu, quae executione difficilia praetermisi.
    Epist. ad Poster.