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prender parte agli avvenimenti che correvano, e ne rimasero dalla lunga spettatori. Alcuni narrarono a parte a parte a’ concittadini le passate glorie, e li fecero scorti dell’imminente rovina della patria; ed altri rimunerarono i proiettori con adulazioni; perchè nel decimo quarto secolo appunto tirannici governi tolsero ad insegnare a’ successori la politica di tenere letterati agli stipendi, per ingannare il mondo. Tale si è la concisa istoria d’Italia duranti i cinquantatre anni, che trascorsero dalla morte di Dante alla morte di Petrarca.
XIII. Dissimili in tutto, in ciò solo si rassomigliano questi due caratteri, che fecero entrambi ogni lor possa a sottoporre la patria al governo di un principe, e a liberarla dal potere temporale del pontefice. Si direbbe, chela fortuna cospirasse colla natura a disgiungere l’uno dall’altro per una irreconciliabile discrepanza. Dante percorse una carriera più regolare di studi, e in tempi che Aristotele e Tommaso d’Aquino tenevano soli lo campo nelle università. L’austerità del metodo e delle massime loro lo ammaestrarono a non vergar carta, che non avesse prima lungamente in se meditata; a tenersi ognora davanti un pratico fine di gran