lunnia e della confisca. Paventando una domestica dittatura, a’ nimici esterni opposero estranei condottieri di truppe mercenarie, sovente composte di avventurieri e vagabondi d’ogni contrada, i quali saccheggiarono senza divario amici e nimici, esasperarono le discordie e contaminarono la morale della nazione. Principi francesi regnarono in Napoli, e, per distendere lor preponderanza sopra la Italia meridionale, vi distrussero perfino l’ombra dell’imperiale autorità coll’aizzare i Guelfi a tutti i deliri della democrazia. Frattanto i nobili, nervo della fazione ghibellina nel settentrione dell’Italia, possedendo la ricchezza e la forza del paese, continuarono a muovere incessanti guerre civili, fino a ch’ei con città e vassalli rimasero tutti soggiogati al militare dominio de’ vittoriosi condottieri, i quali furono spesso uccisi da’ propri soldati, e più spesso dagli apparenti eredi del poter loro. Sola Venezia, circondata dal mare, e però libera dal pericolo d’invasione, e dalla necessità d’affidare le sue armi ad un solo patrizio, andò lieta di stabile forma di governo. Nondimeno, a conservare ed allegare le colonie ed il commercio, proseguì nel Mediterraneo una lotta micidiale con altre città marittime. I Genovesi, per-