Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
161 |
sa passioni e fatti, l’incanto e l’orrore delle scene più disparate. Pone gli uomini nella disperazione dell’inferno, nella speranza del purgatorio, e nella beatitudine del paradiso. Gli osserva nella gioventù, nella virilità, e nella vecchiaia. Trae in iscena unitamente quelli d’entrambi i sessi, di tutte le religioni, di tutte le professioni, di nazioni e di età differenti; pure non li prende in massa giammai; ma sempre li rappresenta come individui; ad ognuno parla, ne studia le parole, e bada a’ contegni. «Troverai», dic’egli in una lettera a Can della Scala «, l’originale del mio inferno nella terra che abitiamo». E nel descrivere i regni della morte. coglie ogni opportunità per riportarci indietro alle faccende ed alle affezioni del mondo vivente. Veggendo il sole che stà per lasciare il nostro emisfero, rompe in que’ versi.
Era già l’ora che volge il disio
Ai naviganti, e intenerisce il core
Lo dì che han detto a’ dolci amici addio;
E che lo novo peregrin d’amore
Punge, se ode squilla di lontano,
Che paia il giorno pianger che si more.
V’ha un passo somigliantissimo a questo in