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ra del poeta ne ridesta più distinta nella memoria l’idea dell’originale, e la lumeggia alla immaginazione.

     Una donna soletta che si gìa
Cantando et iscegliendo fior da fiore;
Ond’era pinta tutta la sua via.
     Deh! bella donna, che a’ raggi di amore
Ti scaldi, s’io vo’ credere a’sembianti
Che soglion esser testimon del core,
     Vegnati in voglia di traggerti avanti,
Diss’io a lei, verso questa rivera,
Tanto ch’io possa intender che tu canti. —
     Come si volge colle piante strette
A terra et intra se donna che balli,
E piede innanzi piede appena mette,
     Volsesi in su’ vermigli et in su’ gialli
Fioretti verso me, non altrimenti,
Che vergine che gli occhi onesti avalli;
     E fece i preghi miei esser contenti,
Sì appressando sè, che il dolce suono
Veniva a me co’ suoi intendimenti1.

  1. Fra le altre bellezze di questi versi, e sono pur tante, vi si può ammirare altresì l’arte della prospettiva poetica. Se ti fai da capo di questa descrizione, che non è qui citata intera, vedi che Dante riuscito in una selva antica, e dove l’ombre erano eterne, perchè roggio di sole nè di luna mai