Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo I.djvu/193

156

Dante trasceglie le bellezze, che qua e là giacciono sparse pel creato, e le incorpora in un solo subbietto. Gli artisti, che compendiarono nell’Apollo di Belvedere, e nella Venere dei Medici le diverse bellezze osservate in diversi individui, accozzarono forme, umane bensì, ma spiranti cotal perfezione, a cui non è dato avvenirci sopra la terra: nondimeno, allorchè lo contempliamo, siam tratti a cedere soavemente all’illusione, che la schiatta umana possa veramente esser donata di celestiale bellezza.

     Stiamo, amor, a veder la gloria nostra,
Cose sopra natura altere e nove:
Vedi ben, quanta in lei dolcezza piove;
Vedi lume, che ’l cielo in terra mostra.
     Vedi quant’arte dora, e ’mperla, e ’nnostra
l’abito eletto, e mai non visto altrove;
Che dolcemente i piedi, e gli occhi move
Per questa di bei colli ombrosa chiostra.
     L’erbetta verde.ci fior di color mille
Sparsi sotto quell’elce antiqua e negra.
Pregan pur, che ’l bel piè li prema, o tocchi;
     E ’l ciel di vaghe e lucide faville
S’accende intorno, e ’n vista si rallegra
D’esser fatto seren da sì begli occhi.