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VIII. Petrarca non di rado affoga la realtà in tanto lusso di decorazioni ideali, che mentre fissiamo le sue immagini, le ci scompaiono

In un mar d’aurea luce abbacinate.1

E il poeta, che ci sovviene di questo verso, osserva giustamente: «Che il vero buon gusto è un eccellente economo, e si compiace di produrre grandi effetti con piccoli mezzi».

    gnendovi leggiadrie, che nè il poeta italiano osò, nè reggono alla critica; e la parafrasi finisce così: «che un celeste raggio dell’anima dipartita pareva scherzar tuttavia sulla faccia esanime di Laura, dove morte innamorata assidevasi, e sorrideva con angelica, grazia». Ugo Foscolo, citati i sette versi e mezzo inglesi, ne’ quali sono parafrasati i cinque italiani, aggiugne nel testo quanto segue: «Se il traduttore si fosse nell’ultimo verso più strettamente attenuto alle parole dell’originale:

    Morte bella parea nel suo bel viso:

    ci avrebbe dato più alto e nondimeno più credibile concetto della beltà di Laura, e avrebbe destramente converso in sensazione aggradevole l’orrore, onde guardiamo ad un cadavere. Ma «morte che siede innamorata sulla faccia di Laura» non rappresenta immagine distinta, se pur quella non fosse dell’allegorica forma della morte, tramutata in angelo assiso sopra la faccia di una donna: e questo valga ad esempio luminoso delle sconcie assurdità, che derivano dal mal accorto accozzamento del vero colla finzione».

  1. Obscured and lost in flood of golden light.
    Rogers