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di essere più animati, e di trasmettere più rapida l’immagine della terra, che inghiotte i corpi e i nomi di tutti gli uomini; ma quelli di Dante, malgrado l’austera profondità loro, hanno il merito ancor più raro di guidarci ad idee, a cui non avremmo potuto di per noi stessi arrivare. Mentr’ei ci rammenta, essere il tempo, che pure è necessario per recare al colmo ogni gloria umana, quello che nella fine la distrugge; il cangiante colore dell’erba rappresenta i rivolgimenti de’ secoli, come avvenimento naturale di pochi momenti. — E appunto per aver voluto far menzione «de’ grandi periodi del tempo», un vecchio poeta inglese menomò quello stesso concetto, che intendeva di magnificare1. Di più, invece del ministero del tempo, Dante adopera il ministero del sole; perchè generandoci nella mente idea meno metafisica, ed essendo oggetto più palpabile a’ sensi, abbonda d’immagini più splendide

  1.      I know that all beneath the moon decays;
    And what by mortals in this world is brought,
    In time’s great periods shall return to nought.
         I know that all the muse’s heavenly lays,
    With toil of sprite which are so dearly bought,
    As idle sounds, of few or none are sought,
         That there is nothing lighter than mere praise.

    Drummond of Hawthornden.