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raffinatezze della critica tant’oltre, da preferire perfino la eleganza del gusto agli ardimenti del genio. Così le leggi della lingua italiana furono desunte, e i modelli di poesia trascelti unicamente dalle opere del Petrarca; il quale essendo allora pubblicato superiore a Dante, la sentenza rimase, fino a’ tempi nostri, inconcussa. Lo stesso Petrarca non fa divario da Dante ad altri ecclissati dalla propria fama, e così li mesce:


Ma ben ti prego, che ’n la terza spera
Guitton saluti, e messer Cino, e Dante,
Franceschin nostro, e tutta quella schiera.

Son. 246


    aspra e difficile, e degna soltanto di un nomo di alta mente come il Foscolo, per essere i caratteri dell’uno e dell’altro diversi per modo che appena si possono ravvicinare. Vengono perciò questi con brevi tratti, ma nel tempo stesso, con sommo giudizio e retta filosofia dall’autore richiamati. E se può a taluno sembrare questo parallelo presso che impossibile niuno potrà contraddire al Foscolo ciò ch’egli stesso asserisce, cioè che il talento in entrambi tenne virtù da naturali e inalterabili movimenti del cuore. Se avesse egli delineato con tanta cura il suo confronto che ne fosse venuto un quadro compiuto gli saprebbero certo (come dice l’autore dell’articolo inserito nella Bibl. univ. di Piacenza) buon grado e l’Italia e gli studiosi, e coloro che sono veneratori di que’ sommi, che solo ne fanno ricordare ancora con orgoglio d’essere italiani.