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lingua francese, non duriamo fatica a darle quella sintassi propria del parlare gallico, perchè già in se la contiene; nè avremo bisogno di cercare nel vocabolario le analoghe parole, bastando, direi quasi, di scrivere quell’italiano colle desinenze francesi per farne una buona traduzione.

Dietro il Cesarotti sono venuti i toscanelli, che scrivono tutti male. Se non che l’Alfieri con quel suo genio libero, non ammaestrato nelle scuole de’ Gesuiti, ha scritto in vera lingua italiana, richiamando il gusto di Dante e di Machiavelli. Dunque presentemente la lingua nostra si trova più generalmente insegnata in tre scuole tutte cattive. La prima è quella del Boccaccio, e suoi satelliti, Della Casa, Bembo ecc. La seconda è la Gesuitica, a capo della quale stanno Roberti e Bettinelli. La terza scuola è la Cesarottiana, o francese.

Bisogna di conseguenza studiare que’ pochi I. Che hanno scritto con lingua esatta e di pronuncia intera. II. Quelli che mantennero nella lingua italiana la più giusta analogia che può avere colla latina: III. Che finalmente conservarono quella sintassi che più esige la eleganza congiunta alla naturale chiarezza dell’espres-