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origine e sostanza latina, nè v’ha alcuna specie di trasposizione, e non v’è nessuna rottura. Dante nacque in Firenze nel 1265, fu istrutto nelle belle lettere da Brunetto Latini, morì a Ravenna nel 1321 nell’età di 56 anni. — Venne Boccaccio e cominciò a fare delle trasposizioni de’ verbi e dei casi, però con isconcio della lingua italiana, la di cui natura non comporta la sintassi latina, in grazia delle aggiunte, che si dovettero fare. In fatti, come può essere chiaro un lungo periodo sostenuto da una selva di articoli, come avviene nella nostra lingua, se il verbo che lo regge ne fa la chiusa? — Se non avesse altra imperfezione questo modo di scrivere boccaccevole, ha quello di tenere lungamente sospeso il lettore, che spesso finisce senza intendere, e più spesso alla metà si sente mancare il respiro. Così mentre quel genio, d’altronde celebre, voleva aderire la nostra alla lingua latina, la storpiava per eccellenza. Vedi, per esempio, la sua descrizione della peste. Oltrechè in Boccaccio non si gustano le bellezze del latino essenziale, siamo forzati a pensare per intendere; ciò che non accade in

    questo libro, e se non tutte, almeno la loro sentenza. Vedi Opere di Dante Alighieri, tom, IV, part. I. Venezia 1758. per Antonio Zatta.