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ami, ama, e amano, si sottintende io, tu, quegli; dove i Francesi scrivendo aime, aimes, aime, aiment, sempre pronunciano ém; sicchè se non vi si aggiunge — jetuilils, ecc. non si saprebbe da chi venisse l’amore. Valendosi dunque alla meglio i primi letterati italiani delle congiunzioni, e degli articoli, scrissero nella patria lingua: gli articoli però così moltiplicati tolsero alla lingua il natio pregio di pienezza e di rotondità del periodo, di che puossi convincere confrontando, per esempio, la traduzione di Sallustio scritta da Alfieri coll’originale latino. Nei libri di Dante, Petrarca, e Boccaccio stanno i veri fondamenti della lingua italiana. Nel secolo X, l’Italia trovavasi nello stato degli Ateniesi. Si divideva questo nostro suolo in tante repubbliche, ognuna delle quali aveva un dialetto suo proprio; breve però fu la vita di quelle repubbliche da che Federigo I occupò tutta l’Italia. A’ suoi tempi i Provenzali parlavano il dialetto plebeo romano, quindi la loro lingua chiamavasi romana. Allora gl’italiani cominciarono a far uso della propria lingua massime in Napoli come può vedersi per esteso nel risorgimento d’Italia dopo il mille, di Bettinelli. Da quel primo modo di parlare trasse Dante la sua