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XIV

inevitabile avidità delle indagini, i concetti del genio filosofico e poetico, e rappresentarli con lodevole stile; e qui tocca il suo termine il volume primo* 1.

Comincia il secondo dal volgarizzamento del poemetto di Callimaco per la chioma di Berenice, poemetto che non sarebbe insino a noi pervenuto se Catullo non lo avesse (per dirlo colle espressioni medesime del traduttore) in leggiadrissimi versi latini traslatato** 2; non viene pero da noi accompagnato dalle molte chiose ond’egli lo corredò, perchè più che idonee a mostrare a’ giovanetti il modo di studiare i classici, com’ei crede, provano a’ dotti la farragine del suo sapere e della sua capacità in satireggiare i pesanti glossatori, ed i noiosi eruditi.

  1. * Non abbiamo creduto dover comprendere nella nostra raccolta, nè il Ragguaglio di un’adunanza dell’Accademia de’ Pitagorici; nè l’articolo sul Codice penale de’ Chinesi, nè quello sui versi di Cesare Arici in morte di Giuseppe Trenti, nè altri, comecchè pregiatissimi, perchè si trovano in tutte le precedenti edizioni, e sono già abbastanza conosciuti e divulgati.
  2. ** Vuolsi per altro che quegli che tra i prestantissimi poeti italiani traduttori di Callimaco ha riportata la palma sia per universale sentimento il cav. Dionigi Strocchi faentino, il quale ce ne diede una bella ed elegante traduzione in terza rima con un’edizione fatta in Milano nel 1805 ristampata poi in Bologna e in Firenze nel 1816.