ve sì di leggieri violare senza ragione necessaria ne’ soggetti che si trattano, conveniente all’intelligenza comune, e sopra tutto analoga all’indole, ed alla fisonomia della lingua, perchè ritenendo la stessa università di voci, e lo spirito di fraseggiare, cangia in proprie e naturali anche le proprie mutazioni. Ogni autore deve dunque non solo conoscere il valore delle voci, ma serbare bene anche l’andamento e le sembianze della propria lingua. Ogni animale, ogni pianta, ogni ente qualunque che abbia azione sugli altri perde la bellezza e l’originalità ed il vigor natio, quando è trasportato fuori del clima assegnatogli dalla natura, o quando il tronco per cui si propaga riceve innesti stranieri e non omogenei. Così violando con modi stranieri la lingua, la sua tempra verrebbe ad imbastardirsi, non avrebbe più nè fisonomia nazionale, nè originalità di sembianze proprie agli altri idiomi. Ogni pagina di uno scritto acquisterebbe certo aspetto di ambiguità, e poi il letterato avrebbe apparenza di plagiario, l’idioma di povertà, e la nazione di servitù; l’uso dei modi stranieri farebbe a poco a poco obbliare i natii, e l’obblio degli antichi modi si diffonderebbe sugli antichi ed originali scrittori del-