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incorruttibile a cui non giunge il discorso impetuoso e ripulito de’ retori e ch’io doveva tenermi veracemente oratore, poichè a me solo e non ai maestri vien dato di non far peggiore con l’eloquenza veruno di voi, anzi giovai per alcuni ad innamorarvi dell’onestà. Ma come stiasi la cosa, certo è che il genio mi consentì questa proprietà di oratore; perchè nè quando mi opposi solo alle crudeltà dell’oligarchia, nè quando in democrazia per non violare il pubblico giuramento negai d’approvare nel senato una sentenza che mi pareva non giusta, nè adesso nè mai avrei detto parola, se la voce del genio mi avesse, come suole talvolta, disanimato. Or poichè quei trenta si sono cangiati, ma non i modi della città, io mi vedo assai vicino alla morte. E veramente Omero attribuì ad alcuni nella fine della loro vita certa prescienza dell’avvenire; e piace anche a me di emettere un vaticinio: Io morrò ingiustamente. Se il vivere o il morire sia miglior cosa, è a tutti incerto fuori che a Dio; questo so che di me faranno testimonianza il tempo passato ed il futuro.

E morì; e un retore ordì la calunnia, e un ricco fazioso pagò lo spergiuro de’ testimoni e de’ giudici, e un poeta d’inette tragedie pe