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di udirli. Uditeli; benché forse il mio stile, non certamente l’arbitrio de’miei pensieri, potrà violare il discorso, di quel giustissimo tra i mortali.

O Ateniesi, adorate Dio, e non aspirate a conoscerlo: amate il paese ove la natura vi ha fatto nascere, e seconderete le leggi dell’universo: non disputate sull’anima, ma dirigete le vostre passioni verso le cose che giovarono a’nostri padri. O miei concittadini, non a tutti è dato di essere oratore o poeta: coltivate i vostri poderi, permutate i frutti e le merci, poichè tutti abbiamo necessità della terra e a pochi manca l’industria: tutti i padri possono educare i loro figliuoli a venerare gl’iddii, ad obbedire alle leggi, ad amare la patria, e tutti i giovani possono difenderla co’loro petti; ma in ogni studio ascoltale il proprio Genio, e sarete onorati e benemeriti cittadini. Sì, Ateniesi, un Genio parla nel petto a ciascheduno di noi; però l’oracolo consultato da’miei genitori rispose: Che facessero voti a Giove padre e alle Muse, e che mi abbandonassero in tutto al mio genio1; il quale, interrogato da me, esor-

  1. Plutarco, De genio Socratis. Tutti i pensieri e gli argomenti di questo discorso furono da noi religiosamente ri-