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250 SULLA STORIA DELLA PROSPETTIVA ANTICA E MODERNA.

e di assoluto. Questa indeterminazione è scemata o anche tolta del tutto quando l’abitudine e la riflessione ci abilitano a valutare, almeno in via di approssimazione, quegli elementi che il cono visuale lascia incerti. Ma se noi prescindiamo da questa correzione mentale che non ha sempre luogo, egli è chiaro che l’occhio proverà la stessa sensazione comunque si deformi l’oggetto senza che venga ad alterarsi il cono visuale: ossia, ad un osservatore immobile possono parere identici due oggetti differenti, quando i loro punti siano situati a due a due sopra uno stesso raggio visuale e presentino all’occhio lo stesso coloramento. Di qui risulta che un oggetto può essere giudicato tutt’altra cosa da quella che veramente è. Per es. due rette parallele sembrano concorrere in un punto situato nel raggio visuale lungo il quale s’intersecano i due piani visuali.

Queste illusioni variano all’infinito. In primo luogo esse sono diverse secondo la natura della via che il raggio luminoso ha percorso per giungere da un punto obbiettivo al nostro occhio: giacché questa via è una semplice retta quando la visione è diretta; è una spezzata quando vi ha riflessione all’incontro del raggio con uno specchio e quando vi ha rifrazione pel passaggio della luce da un mezzo in un altro; è una curva quando la luce si rifrange continuamente attraverso un mezzo eterogeneo, ecc. In secondo luogo, moltissime illusioni dipendono dagli effetti d’ombra e di luce, a causa del diversissimo aspetto che assumono le cose secondo che il sole le illumini con luce diretta, ovvero sia nascosto dalle nubi, ecc, A modificare le illusioni interviene poi anche la fantasia, ed allora esse mutano da individuo ad individuo.

La riflessione e l’esperienza fecero accorti gli antichi di una gran parte degli errori che nascono dalla visione: essi ne fecero uno studio speciale e così crearono una scienza che si chiamò ottica presso i Greci, prospettiva (ars bene videndi) presso i Latini, e meglio scienza delle apparenze (de aspectibus) presso gli Arabi. Intorno al quale argomento il più antico libro che ci sia pervenuto è l’Ottica di EUCLIDE *) il celebre autore degli Elementi.

In EUCLIDE troviamo affermato che la luce cammina in linea retta e che l’angolo di riflessione è uguale all’angolo di incidenza: due principii usciti dalla scuola platonica. Vi troviamo inoltre, fra i teoremi, che delle parti uguali di una retta le più lontane sembrano più piccole, che due rette parallele allontanandosi da noi sembrano concorrere, che una circonferenza sembra una retta se l’occhio è nel piano di essa, ecc. Vi sono analizzate le apparenze dei diametri di un circolo, diverse secondo la posizione dell’occhio; vi è detto in qual modo, restando fisso


  • ) EUCLIDIS, Optica et Catoptrica, per Joh. Penam. Parisiis 1557.