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sulle linee del terz’ordine a doppia curvatura. 69

θ1, θ2, θ3, θ4 relativamente al punto 18) (per questa denominazione veggasi Salmon, on the higher plane curves, pag. 133).

Ora considero il cono di second’ordine:

A2 + l(B — θC)2 + mD2 + nAD + pA(B — θC) + qD(B — θC) = 0


che ha il vertice al punto 18); questo cono incontra la cubica gobba in sei punti, i parametri de’ quali sono le radici della equazione:

ω2 + lω2(ω — θ) + m + nω3 + pω4(ω — θ) + qω(ω — θ) = 0.


Siano θ1, θ2,... θ6 queste radici, e Zr la somma dei prodotti di esse medesime prese ad r ad r; avremo le:

Z1 = — p, Z2 = lpθ, Z3 = 2lθ — n, Z4 = q + lθ2, Z5 = qθ, Z6 = m


da cui eliminando l, m, n, p, q si ha:

θ4Z1 — θ3Z2 + θZ4 — Z5 = 0.


Se in questa equazione si rendono esplicite le quantità θ5, θ6, essa prende la forma:

19)
a5 + θ6) — bθ5θ6 + c = 0


ove:

a = θ4 — θ3S1 + θS3 — S4,     b = θ3 — θS2 + S3,     c = θ4S1 — θ3S2 + θS4.


16 Il piano de’ due punti θ5, θ6 e del punto 18) incontra la cubica gobba nel punto il cui parametro è:


ma in virtù della 19) e della identica:

aθ — bθ2 + c = 0


si ha:


dunque il piano anzidetto incontra la cubica gobba nel punto opposto ai punti θ1, θ2, θ3, θ4, ossia: se un cono di second’ordine incontra una cubica gobba in sei punti, il piano passante per due di questi punti e pel vertice del cono passa anche pel punto opposto agli altri quattro (Salmon, ibid.).

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Cremona, giugno 1858.