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23.
INTORNO AD UN’OPERETTA DI GIOVANNI CEVA
MATEMATICO MILANESE DEL SECOLO XVII.
Rivista ginnasiale e delle Scuole tecniche e reali, t. VI (1859), pp. 191-206.
Intendo parlare di un breve opuscolo, stampato in Milano nel 1678 ed avente per titolo: De lineis rectis se invicem secantibus statica constructio. Ne è autore Giovanni Ceva, milanese, una nostra gloria dimenticata o poco nota fra noi, malgrado che un illustre geometra straniero, il signor Chasles, ne abbia fatto onorevole menzione nella sua celebre opera: Aperçu historique sur l’origine et le développement des méthodes en géométrie.
L’opuscolo di cui si tratta è dedicato a Ferdinando Carlo duca di Mantova.
Nel proemio narra l’autore com’egli adolescente cercasse negli studî un conforto a’ suoi infortunî. Dedicatosi alla geometria, quae et rerum varietate et genere ipso caeteris (scientiis) anteire visa est, innamorato delle somme opere di Apollonio, Archimede, Pappo e degli altri grandi antichi, sciolse le vele ai venti sperando che alcun caso felice gli facesse trovare nuovi lidi e inesplorate regioni. Come tutti i geometri di quel tempo, incominciò suoi tentativi vaneggiando dietro la quadratura del cerchio. Quante illusioni, quanti disinganni in quelle inutili ricerche! Ter mihi conciliata recti et curvi dissidia insomnes noctes persuasere, ter normam fugit figura contumax et tenax sui. Tamen, ut frustratis semel iterumque laboribus lux aliqua spesque nova subinde oriebatur, tandiu relabenti saxo Sisyphus pervicax inhaesi, donec adhibita, novissime irrito successu indivisibilia Cavallerii omnem animi pertinaciam domuere. Visto adunque riuscir vano ogni sforzo; cadutagli anco l’estrema speranza riposta in quel potente stromento di ricerche, che è grande gloria del nostro ; mancando oltracciò a quel tempo il mezzo di convincersi a priori della vanità di quei tentativi, il Ceva stimò che non senza alto