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142 lettera a antonio rosmini

rispondente, e la parola piacere significa la cosa medesima in quanto è, come lo è, secondo lui, essenzialmente, oggetto dell’appetito. Cosi si dice idea e cognizione, sebbene una cognizione qualunque non sia altro che un’idea intuita. Che se vi paresse più chiaro e più preciso il dire che il sentimento è essenzialmente piacevole, credo che accetterà, senza difficoltà, la proposizione in questa forma. – T. E non gli parrà proprio che abbia in corpo nulla di strano? — S. Di strano? Vi so dire che gli parrebbe stranissima la proposizione contraria. Cos’è in fatti il sentimento considerato praticamente, se non l’atto della facoltà di sentire? E come intendere che l’atto proprio d’una facoltà (in quanto è quest’atto) repugni al soggetto che possiede quella facoltà? — T. Ora mi rivolgo a voi che siete il titolare; perchè quantunque sappia che voi altri due siete come i ladri di Pisa; e che ciò che dice lui l’avete per ben detto, pure sono di quelle notizie che meritano conferma. L’accettate davvero quella proposizione? — P. Al punto che costui ha spinta la quistione, mi pare che per non accettarla bisognerebbe confutarla. E per me non ci vedo altra strada, che di tornare indietro a rifare l’analisi di dianzi. Osservando più attentamente, possiamo trovare quella benedetta qualità comune ai piaceri, che li differenzi dagli altri sentimenti.... T. No, no: sono rigiri, e ho imparato a scola che è una minchioneria auctore hoste capere consilium. Vi domando piuttosto se per rifiutare una proposizione, basta che implichi un assurdo. — P. Per bacco! — T. E non vedete, o fate le viste di non vedere che, secondo quella proposizione, il dolore sarebbe piacere? — P. Una bagattella! ma come? — T. Volete proprio che vi presenti l’argomento in forma? Ogni sentimento è piacere: Atqui il dolore è sentimento. Ergo il dolore è piacere. Meno che non voleste dire che il dolore non è sentimento. — P. Di novo, al punto che è arrivata la questione, questa sarebbe appunto la cosa da esaminarsi. — T. Da esaminarsi? ma in che mondo siamo? — P. Periere mores, jus, pietas, fides. Vorrete negare che ci siano de’ sentimenti dolorosi, come ci sono de’ sentimenti piacevoli? — P. Codesto non vorrei nè negarlo nè affermarlo, perchè sono termini ambigui,e non sono quelli della nostra questione. Sentimenti dolorosi può voler dire sentimenti accompagnati da dolore, che è tutt’altro che “dolorosi, in quanto sentimenti.„ Se uno scettico, vi domandasse se non ci sono delle cognizioni dubbie, gli rispondereste che la questione è se la cognizione medesima sia dubbio . Così noi dobbiamo cercare se ci sia qualche sentimento che sia dolore in sè o in quanto è sentimento.

Qui verrebbe un esame di alcuni dolori; e prendendo oc-