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132 | lettera a antonio rosmini |
nesso tra que’ primi elementi cavati fuori naturalmente e semplicemente. A ogni modo, non sarà che un passo, per arrivare a conoscere più pienamente e più intimamente la cosa; ma è un passo nella strada giusta. E sapete che, per andare al fondo della verità, la prima cosa è mettersi nella verità.
T. Avete ragione: è chiaro che, per trovare cosa costituisca il piacere, non c’è altro che cercare quale sia la qualità che rende appetibili certi sentimenti, a differenza degli altri, la qualità comune a tutti i sentimenti piacevoli, e particolare ad essi.
P. Credete? si può provare.
Qui principierebbe un’analisi di diverse sorti di piaceri, nella quale questa qualità non si troverebbe mai. E del resto, Primo troncherebbe, quando paresse bene, quest’analisi, facendo osservare che se ci fosse questa qualità in tutti i piaceri, si dovrebbe poterla trovare nella prima specie che si osservasse, e trovatala, non dovrebbe esser difficile il riconoscere che non è particolare a quella specie, ma comune a tutte. Noi facevamo, direbbe, come il Ciclope accecato da Ulisse, che facendo passare le sue pecore a una a una, palpava il dorso, senza pensare che ci poteva esser nascosto l’uomo sotto la pancia.
Qui, scoraggiamento, reale in uno degl’interlocutori, affettato nell’altro; il quale riprenderebbe la questione sous-main, dicendo: Questo nostro discorso mi fa pensare a una parola che ho sentita tempo fa. Mi trovavo, una sera, in una compagnia numerosa, e ero caduto in potere d’uno che mi parlava di cose più proprie a esercitar la pazienza, che a cattivar l’attenzione. Vicino a noi c’erano due altri, che facevano una discussione filosofica, e appunto su questo nostro argomento; e io, senza intenzione di stare attento là, ma essendo disattento qui, sentivo, di tempo in tempo, qualche parola, qualche frase staccata. In un momento, uno di que’ due, al-