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dall’imo de’gradi della milizia sino al supremo del comando degli eserciti successivamente m’innalzarono con l’accrescimento di tanti altri in più persone divisi, ora in me accumulati carichi, vieppiù ardente ne accendono lo zelo; ma i disagii, i disordini, le ferite e l’età ne scemano la forza. Soddisferò al genio, e all’obbligo, come io vaglia in vita, e coll’opera sin che la mano mel permetta; questa invalida, col consiglio; e nell’inabilità d’ambedue, con voti e colle memorie1 espresse e consacrate umilissimamente a’ piedi Cesarei in questi fogli della guerra col Turco, impresa degnissima di V. S. C. M., propria della sua pietà, del suo trono, e della positura dei suoi stati.

E quali armi più sante, che quelle mosse a liberare la sepoltura di Cristo? E a chi più s’appartiene lo esaltar gli umili, deporre i tiranni dal soglio, tenere in giusto equilibrio

  1. Unius aetatis sunt, quae fortiter fiunt; quae vero pro utilitate reipublicae scribuntur, aeterna sunt. VEGET. de re mil. lib. II. M.