morte risparmiò al Montecuccoli il rossore di esser vinto. Vedi Journal de Trevoux an 1707, mois de mai.
Tal sentenza, uscita dalla penna di un grand’uomo, potrebbe sedurre coloro che non si avveggono essere ella una condiscendenza a favore della propria nazione, anziché un tratto di storica verità. Hanno tutti gli scrittori fino al presente, che io mi sappia, celebrata ed illustrata la campagna dell’anno 1675, accumulando i meriti di amendue i competitori. Io tenterò di separare quelli che sono proprii e particolari del nostro Italiano. Io gli ascrivo a merito proprio e particolare quanto egli
ebbe di svantaggio per lo stato delle cose, e lo svantaggio non fu di poco momento. Il Turenna godeva dei benefizii della precedente campagna, per lui felicissima, ed incominciava vittorioso la susseguente; e il Montecuccoli si metteva a capo di un esercito sbigottito, e di affari sconcii e disordinati. Tutte le forze erano adunate nell'esercito francese, e tutto era in ordine; ma
tardi si riunì l’austriaco, tardi se gli congiunsero parecchi reggimenti, che ne eran divisi per lontani quartieri. Il Turenna potè impunemente prevenire l'avversario, passare il Reno, e mettersi alle spalle il ponte di Strasburgo, acciò non gli servisse: gl’imperiali dovevano guardare un paese quasi aperto, e i Francesi avevano dopo di loro Brisac, Filisburgo, ed altre piazze fortissime. Finalmente il Turenna era vegeto e vigoroso, tutto visitava in persona, tutto vedeva cogli occhi proprii, e tutto per se medesimo eseguiva; dove l’altro, debilitato dalla vecchiaja e dalle infermità, doveva prevalersi de’ subalterni, e giudicar sui rapporti. V. Vie de Turenne tom. II, p. 135, 136; opera del sig. di Cavagnac, che conosceva di persona il Montecuccoli, e aveva servito sotto di lui nelle campagne di Ungheria. Indebolirebbe il merito di questi svantaggi, se fosse