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desunsero esattamente le istituzioni ed i metodi della Grecia, prima inventrice della disciplina militare, e di Roma conquistatrice del mondo: ma si tradusse col lessico, e si commentò con la grammatica. Raro la filosofia, e rarissimo l’esperienza concorreano negli studi eruditi. Si ammirava l’antica milizia, si notomizzavano ad una ad una le imprese; ma chi mai dalle scuole di Giusto Lipsio e di Giovanni Meursio poteva risalire alle ragioni universali delle vittorie greche e romane?
V. Così i guerrieri abbandonavano i maestri di guerra agli antiquari. Questi per fastidio delle cose contemporanee, quelli per poca stima dell’antichità credeano che la diversità originata dalle armi, dalle artiglierie e dalle fortificazioni non ammettesse più omai nè paragone nè imitazione tra gli eserciti antichi e i ni. Vennero due grandi anime: Guglielmo di Nassau propugnatore della libertà batava, e Gustavo Adolfo protettore della religione protestante; l’uno franse la prepotenza della Spagna, l’altro agguerrì la Germania. Educati ambedue mentre le lettere fiorivano nel settentrione europeo applicarono le teorie militari e politiche degli antichi alle guerre del secolo XVII; secolo d’incliti capitani, fra’ quali Maurizio ed Enrico Federico d’Orange, Banner, Torstedon, Bernardo di Weimar, Giovanni di Werth, Wallstein, Montecuccoli, Turenna, Condé, Luxemburgo ed Eugenio di Savoia. Alcuni di questi illustri scrivendo i loro commentari mostrarono gli effetti dello studio dell’antica disciplina: unico il Montecuccoli risalì