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cavalcavano; oggi sono propriamente cavalieri che si schierano anche a piedi.
Se nelle emergenze d’una battaglia e nell’ardore della zuffa si ordinassero due squadroni in un battaglione, avrebbero i nostri dragoni con la lor grave armatura, co’ lunghi spadoni, co’ calzoni di pelle e gli enormi stivali in cui le lor cosce e le lor gambe sono inceppate, avrebbero eglino l’agilità necessaria al combattimento pedestre? e i loro cavalli potrebbero essere custoditi sicuramente da pochi soldati? e se per provvedere alla custodia si comandassero molte guardie, non si scemerebbero le forze alla battaglia quando appunto le forze sono più necessarie? E quand’anche i dragoni lasciando i loro cavalli ne’ quartieri di pace e calzandosi da fantaccini marciassero a battaglioni, di che danno non riescirebbe all’erario il mantenimento di cavalli che invecchiano inutilmente? mentre i muscoli del soldato, assuefatti ad un cavalcare perpetuo mal potrebbero a un tratto resistere a’ viaggi lunghi e affrettati.
Proprietà essenziali della tattica sono l’esattezza e la sicurezza de’ movimenti: ma non si conseguiranno mai se si cangieranno a tutte ore insegnamenti, attitudini e pratiche, e se un perpetuo costume non le converta in natura; e più nella cavalleria composta di due forze fisiche e morali diverse, l’una del cavaliere, l’altra del cavallo, le quali non possono immedesimarsi senza un lungo abito reciproco, e senza lo studio e l’amore dell’uomo per l’animale che è quasi membro del soldato, e da cui dipende la sua gloria e la sua salute. Come mai un dragone esercitandosi oggi da fante e domani da cavaliere, potrà attendere alle infinite e minime cure senza le quali non vi sarà mai nè disciplina nè perfezione di cavalleria? come amerà egli un cavallo che d’ora in ora dovrà abbandonare? Aggiungi che la forza morale de’ combattenti deriva dalla fiducia, ragionevole o immaginaria, su propri mezzi di difesa o di offesa.
S’inculca a’ fanti il disprezzo della cavalleria nemica in guerra; e alla cavalleria il disprezzo de’ fanti; e ottimamente le ordinanze e gli ufficiali cercano di convalidare ne’ gregari questi pregiudizi: chi guerreggia con la mente non deve disprezzare il nemico mai, bensì chi combatte col braccio non deve stimarlo mai. Ma co’ dragoni,