Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/99


LIBRO PRIMO 91

ultimo tenevanlo morto, dacchè tutti i volti in fuga nella precedente rotta e campati entro la città aveanvi sparsa la voce della sua uccisione mentre ch’e’ valorosamente combatteva nelle prime file. I barbari intanto accorsi in gran numero ed avvampanti di sdegno, erano per valicare la fossa, ed assalire quanti si stavano dalla opposta banda, e per guisa condensati presso le mura ed in sì breve spazio ristretti che gli uni addossavansi agli altri. Quelli poi entro le porte senza duce e niente in ordine, temendo per sè e per Roma non potevano soccorrere i compagni esposti a sì grave pericolo.

III. In tale frangente destossi nell’animo di Belisario un ardito pensiero, che fuor d’ogni aspettazione apportò salvezza ai Romani. Conciossiachè animati colla sua voce quanti erangli dattorno pigliò ad assalire il nemico; questo ed in pessima ordinanza per le tenebre, e sbigottito dalla prontezza degli assalitori al vedersi attaccato improvvisamente da que’ medesimi che avea poc’anzi messi in fuga, tenendoli in possesso di nuove truppe venute dalla città volta pieno di grandissimo terrore le spalle. Dopo di che il duce imperiale contenendosi dall’incalzarli tornò di fretta alle mura: i Romani allora da questo felice successo incorati accolgono entro le porte con tutte le truppe dimoranti seco lui. A cotanto risico soggiacquero le imperiali faccende e il capitan supremo! La notte del resto pose fine al battagliare cominciato nella mattina prima di giorno, ed in esso dalla parte romana egregiamente in fe’ mia portossi Belisario, e da quella gotica Visando Bandelario,