Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/98

90 GUERRE GOTTICHE

barbari; così pure della famiglia di Belisario vi giuntarono la vita molti e valentissimi personaggi, intra quali Massenzio sua lancia rendutosi immortale con azioni da eroe. Ma soprattutto in quel giorno il duce ebbe sì la fortuna dalla sua, che quantunque fosse addivenuto nel combattimento il bersaglio universale, pure ne campò salvo ed illeso da ogni maniera di percosse e ferite.

II. Il romano coraggio finalmente riuscì a mettere in rotta i barbari, il cui sterminato numero non cessò dalla fuga che al raggiugnere del suo campo, dove pedoni freschi ed ancora invulnerati fecero petto al furore degli imperiali e ributtaronli senza pena. Sorvenute quindi nuove turme di cavalieri in loro aiuto costrinsero i Romani a riparare precipitosamente sopra un colle, ma assalitili pur quivi co’ loro cavalli tornossi a nuovo equestre cimento. In questo Valentino pavesaio di Fozio prole d’Antonina fe’ chiaro in singolar modo il valor suo; conciossiachè saltato per entro alle gottiche schiere e frenatone l’impeto fu salvatore de’ proprj compagni, i quali trattisi così dal pericolo corrono alle mura di Roma co’ barbari persecutori alle peste, e tutti insiememente arrivano alla porta Belisaria, ora così nomata. I cittadini paventando non entrasse co’ fuggenti il nemico ricusavano di aprire, quantunque il duce con preghiere e minacce ne desse loro ad alta voce il comando; sendo che le scolte della torre non potevanlo in conto alcuno ravvisare mirandone il volto coperto di polvere e sudore; il tramonto del sole inoltre offuscava i loro occhi, e per