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LIBRO PRIMO 77

Belisario coll’imperiale esercito entrava dalla porta nomata Asinaria, i Gotti uscivano per l’altra detta Flaminia1. Così fu riconquistata Roma nel dì nove dicembre e nell’anno undecimo dell’imperio di Giustiniano, correndo l’anno sessantesimo dall'epoca della sua caduta in nemiche mani. Belisario quindi mandò Leuderi comandante dei Gotti e le chiavi della città all’imperatore, e tutto applicóssi al risarcimento delle mura, per la maggior parte diroccate, costruendovi i merli foggiati ad angolo nell’estremità loro. V’aggiunse parimente dal sinistro lato un secondo bastione, affinchè i custodi non fossero da quivi esposti ai dardi degli assalitori, e circondollo di profonda e larga fossa. Per le quali cose andavano i Romani encomiando la provvidenza del condottiero ed il perspicacissimo ingegno suo, risplendente soprattutto nella forma di que’ merli; affliggevansi non di meno e si facevano di grandi maraviglie che fossegli venuto in mente di entrare in una città, nel dubbio d’esservi rinchiuso, incapace di sostenere un assedio tanto per la malagevolezza d’introdurvi i bisogni della vita, quanto per la enorme circonferenza delle sue mura, e per la sua posizione sopra un pianissimo suolo, il quale di per sè dà facile accesso agli assalitori. Il duce imperiale avvegnachè informato appieno d’ogni loro diceria condusse a termine quanto era mestieri per non temere un assedio, e tenne ascoso ne’ pubblici granai il frumento portato seco dalla Sicilia. Volle di più che i Romani, sebbene a loro malincuore, facessero venire in città l’annona messa in serbo nelle proprie campagne.

  1. L’anno 536 dell’Era volgare.