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58 GUERRE GOTTICHE


CAPO XI.

Sospetti pigliati in Roma dai barbari contro il monarca loro. — Vitige, creato re dei Gotti, fa morire Teodato. — Sue parole sulla utilità d’un temporeggiare giudicioso, e dell’apprestarsi convenientemente alla guerra. — Presidiata Roma va a Ravenna, e vi sposa Matasunta figliuola di Amalasunta.

In questo mezzo, se pur non prima, i Gotti dimoranti in Roma o in que’ dintorni forte maravigliavano che Teodato annighittisse a segno di non voler muovere contro il nemico in marcia alla sua volta, ed assalirlo; nè lieve era il sospetto ch’egli cercasse tradire di suo arbitrio a Giustiniano Augusto la repubblica loro, addivenuto non curante di tutto, fuorichè di menare la vita in opulento riposo. Non sì tosto adunque ebbero avviso della caduta di Napoli in poter dei Romani che, sopra lui versando la colpa delle presenti calamità, vennero ad un luogo distante da Roma dugentottanta stadj, e nomato da costei cittadini Regeta, avendolo giudicato opportunissimo per camparvi in grazia degli abbondanti pascoli a benefizio della cavalleria, e d’un fiume, che irrigavalo, dai paesani detto con voce latina Decennovio, sendochè trascorsi diciannove miglia, oppure centredici stadj, mette foce nel mare presso Tarracina1

  1. Anxur detta dagli antichi geografi ecc., ora Circello. Sì al monte che a quella parte del mare Tirreno venne il nome della maga Circe, la quale secondo Omero (Odiss., lib. X, verso 135 e segg.) abitava in un’isola dal poeta detta Eea;