strettissimo il luogo e sorvenendo continuamente folla di nuovi seguaci; quando tale di essi pensò cimentarsi alla salita. Il perchè deposte incontanente le armi o colle mani e co’ piedi inerpicandosi penetrò nella casipola, ed al rinvenirvi la padrona minacciolla di morte se non si tacesse, e colei caduta in gravissimo timore ammutolì. Il milite allora legata al tronco dell’ulivo una forte coreggia, ne mandò giù nell’acquidotto l’altro capo ai compagni, i quali attaccandovisi ad uno ad uno con molta fatica si trassero fuori di là1. Rimaneva ancora la quarta parte della notte quando i Romani accostatisi di soppiatto alle mura uccidonvi le malaccorte sentinelle di guardia sopra due torri volte a settentrione, ed a molto breve distanza da quivi intrattenevasi appunto il duce supremo in compagnia di Bessa e Fozio ad aspettare con gradissimo batticuore la fine dell’impresa. Quelli dato nelle trombe invitaronli ad attaccare le mura, se non che fattevi dal condottiero appoggiare le scale e comandato alla truppa di montarle
- ↑ Nell’anno dell’era volgare 1442, sotto il pontificato di papa Eugenio, Piccinino eletto gonfaloniere della chiesa romana e mandato dal pontefice alla conquista del regno di Napoli riseppe da due muratori napoletani fatti prigionieri che si sarebbe potuto agevolmente impadronire della città per mezzo di questo medesimo acquidotto, ed ebbene di più la maniera d’introdurvisi. Laonde profittando del consiglio ordinò a suoi soldati di calarvi entro; questi, trascorsolo pervennero a sorprendere l’una di quelle porte, e così aprirono l’adito al resto delle truppe di farvi liberamente il loro ingresso.