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LIBRO PRIMO 51

gl’ingiunge che non debba partire dal suo fianco, protestando aver uopo di lui per cose risguardanti sua vita. Avanzatasi quindi la notte comunicò a Magno ed Enne come si stesse l’affare, ed accennando al luogo dov’era il taglio dell’acquidotto incaricolli d’introdurre, forniti di lumi, per quella via i quattrocento in Napoli: diede similmente loro due trombettieri al doppio scopo di mettere cioè, valicate le mura, in costernazione il popolo con forti strombazzate, e di annunziare in pari tempo all’esercito il felice termine dell’impresa. Egli di più avea in pronto moltissime scale, fatte dapprima costruire, e mentre che gli altri nell’acquidotto camminavano alla città, disponea dal suo campo con Bessa e Fozio quanto era del caso, mandando in giro negli steccati ordine che tutti vegghiassero con le armi in mano, e fidava sua vita a un drappello di prodi. Se non che in questo mezzo la maggior parte di coloro i quali insidiosamente accostavansi alle mura, spaventata dal pericolo tornò indietro, sorda affatto alle ferventi esortazioni di Magno premurosissimo di riaverli seco; il perchè da ultimo egli medesimo esperimentato vano ogni suo dire pigliò di nuovo con essi la via del campo. Il condottiero accoltili con acerbe parole subito fe eletta di altri dugento, e comandò loro che si partissero con Magno. Fozio allora, agognando anch’egli la gloria di capitanare quella mano di gente, saltò nel canale, ma Belisario non gli consentì di proseguir oltre. Alla perfine quanti dapprima non aveano voluto sapere di pericolo, ora grandemente di vergogna arrossendo pel rimbrotto avutone e per l’esempio di