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578 GUERRE GOTTICHE

singolari disfide se uom de’ Gotti, valicato il ponte, venisse a provocarle. Di questo modo le truppe consumarono due mesi, nè i barbari vidersi in diffalta di vittuaglia finchè si tennero padroni del contiguo mare, trasportandola sopra navi; ma queste da ultimo per fellonia di chi ne avea il governo caddero tutte in mano de’ Romani, i quali pur moltissime ne riceverono dalla Sicilia e da altre parti dell’impero: Narsete inoltre aveane atterrito gli animi colle torri di legno erette sopra le ripe del fiume. Per cosiffatte cose adunque perdutisi di coraggio al patire d’annona ascesero il vicino monte nomato, con latina voce, del Latte, ove la malagevolezza del luogo rassicuravali dalle offese delle armi nemiche; ma ben presto conobbero l’errore commesso, trovandosi colassù privi d’ogni alimento per sè stessi e pe’ cavalli. Deliberato allora essere anzi meglio uscir della vita in campo che morir consunti dalla fame assalgono all’improvviso il nemico piombandogli cheti cheti sopra. I Romani, quanto consentono le circostanze ed il tempo, di piè fermo difendonsi, non compartiti tra’ duci, e non formatisi in corpi, non regolarmente disposti in ordinanza, giusta la militar disciplina, nè in condizione di ascoltare i dati comandi; ma in piena balìa della sorte duravano coraggiosissimi alla zuffa. I Gotti da principio balzati giù d’arcione attelaronsi con profondo schieramento di fronte al nemico, il quale, a tal vista, pedestre anch’egli apprestosi alla pugna.

III. Prendo qui a descrivere un memorabile combattimento in cui Teia colle sue nobilissime imprese mostrossi per guerresco valore non secondo a qual tu