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LIBRO QUARTO 569

fuga il certame: in siffatta guisa precede la costoro narrazione, e noi lasciamo che ognuno a voler suo ne pensi.

CAPO XXXIII.

Narsete rimanda i Langobardi. Verona indarno assediata da Valeriano. — Elezione di Teia a re de’ Gotti. Narni, Spoleto e Perugia occupate dagli imperiali. — Questi assalgono le mura di Roma e rendonsene agevolmente padroni.

I. Narsete lieto dei riportati vantaggi riferivali di continuo al Nume, siccome vero autore, a non dubiarne, del tutto, e provvedeva con sollecitudine ad ogni bisogno. Fu dunque prima sua cura di risarcire a prezzo i danni arrecati dall’indegna licenza dei Langobardi condotti seco, i quali per non dire delle altre sozzissime sceleraggini perpetrate, incendiavan le case a cui avvenivansi ed oltraggiavano le femmine riparate ne’ sacri templi. Di più accommiatata lor turba con larghissimo danaro la rimandò in patria, commettendo a Valeriano ed a suo nipote Damiano di scortarla insino alle frontiere del romano impero, acciocchè lungo il cammino la raffrenasse da guasti e ribalderie. Valeriano, fattala valicare il confine, si pose a campo vicino alla città di Verona, sperando coll’assedio venirne al possesso. A tale comparsa il presidio là entro pigliato da forte spavento diputò oratori al duce per capitolare; se non che i Franchi a stanza nell’agro veneto avutane contezza efficacemente vi si opposero,

Procopio, tom. II. 36*











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