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LIBRO QUARTO 567

te da offesa il feritore di lui, sì forte da nemica mano piagato che non ebbe più lena da procedere oltre. Da allora i quattro seguaci d’Asbado nel correr dietro a fuggenti rivolto ogni loro pensiero ad aiutare il compagno, pigliatolo seco, diedero la volta. Intanto i Gotti con Totila e col nemico a breve distanza non allentano per nulla il passo quantunque carichi del regal corpo mortalmente impiagato e quasi agli estremi della vita, la necessità dando vigoria alle piante loro. Corsi ottanta quattro stadj pervennero a Capri, nome del luogo dove fatta posa medicarono il monarca, ed al trapasso di lui, poco dopo avvenuto, quivi stesso lo seppellirono, proseguendo poscia il cammino. Totila regnò sopra i Gotti undici anni, e non altrimenti ebbene fine il regno e la vita; fine per verità immeritevole di quanto egli avea in addietro operato, conciossiachè le bene avventurate prime sue imprese non procacciarongli condegna morte. Diremo quindi pur ora che la fortuna dandosi a favoreggiare o conculcare le umane cose fa pompa mai sempre a capriccio di sua potenza. Ella fuor di proposito mostrossi da principio largheggiare di lunga prosperitade col re per sentenziarlo poscia, in forza del poter suo, a cotanto miserando termine senza un’apparente cagione di sì rigida condanna; cose di vero, a parer mio, cui le umane menti non hanno potuto infin qui, nè potranno giammai arrivare. Di simiglianti faccende in ogni tempo decantate sogliamo noi tutti pensare e parlare a nostro buon grado, confortando la propria ignoranza colle dicerie che appresentanci miglior faccia di vero; e qui torniamo a bomba.