Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/573


LIBRO QUARTO 563

fermo nel suo proposito di ritardare la battaglia mandò chiedendo al romano condottiero un abboccamento. Narsete vi si ricusò adducendo lui essere sullo scherzare e voler dargliene ad intendere, chè quando era il tempo di parlare mostrossi tutto sul combattere; laonde ora nel mezzo dell’arena lo provocherebbe egli stesso alla tenzone.

CAPO XXXII.

Totila coll’esercito ripara negli steccati. — Provvedimenti di Narsete. Ritorno de’ Gotti in campo. Battaglie. — Vittoria dei Romani. Strage delle regali truppe.

I. In questo mezzo i due mila guerrieri aggiunsero il gottico campo, e non appena Totila ebbene l’annunzio riparò, avvicinandosi l’ora del pasto, nel suo padiglione; le truppe del pari, sciolta l’ordinanza, si fecero indietro. Il re di ritorno alla tenda rassegna i due mila pervenuti, e ordina che tutto l’esercito si rifocilli. Quindi fattolo nuovamente armare con grandissima diligenza, perchè lo fosse giusta le discipline di guerra, muove con esso contro il nemico sperando sorprenderlo ed opprimerlo quando e’ meno vi pensava, ma pronti si teneano i Romani alla difesa. Imperciocchè Narsete, presago di quanto in realtà avvenne, per non esservi colto all’impensata, fe’ comando che nessuno desinasse, nè si ponesse a dormire, nè tampoco spogliasse l’usbergo o sbrigliasse il cavallo; ed affinchè non si stessero digiuni impose loro di ristorarsi belli e armati ed in piedi, conservando