dell’Armenia ed anch’egli in sella. Primo Cocas spronatogli contro lo assalì mirando a trapassargli d’asta il ventre. Anzala curvatosi tosto sul cavallo evita il colpo e rende vano l’attacco; di più, con arte obbliquamente sovrastando al nemico, spingegli l’asta entro il sinistro lato e fallo, balzato giù d’arcione, cadere spento al suolo. A tale avvenimento dal romano esercito mandansi grida a cielo, ma nè gli uni nè gli altri osano tuttavia cominciare la pugna. Totila poscia di per sè precede in mezzo ai due eserciti coll’animo anzi d’indugiare l’aringo che di provocare a nuovo singolare certame. Conciossiachè udito avendo prossimo l’arrivo dei due mila Gotti da lui premurosamente attesi, adoperò alla scoperta di cotal modo per tenere a bada il nemico sino alla costoro venuta; volle di più mostrare chi e da quanto egli si fosse; al qual uopo vestiva tessuti ricchissimi d’oro, avea pendenti dal suo cimiero e dalla sua asta bende così sfolgoranti di brillantissima porpora che affarsi potevano a solo monarca. Di tal foggia parato leggiadramente armeggiava, su di nobilissimo destriero, intra le due ordinanze, ora aggirandosi per ripiegare tosto dall’uno de’ lati, ora gittando sua lancia in alto per quindi agguantarla, venendo a basso, nel mezzo, ora passandola destrissimamente da mano a mano, ed era tutto glorioso di sua valentia in cosiffatto esercizio; arrovesciavasi eziandio, e con molteplici variate curvature il miravi quando penzolone a destra quando a manca per ostentare come diligentemente ne’ suoi primi anni apparato avesse l’arte del ballo; consumata in simiglievol giuoco tutta la mattina,