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558 GUERRE GOTTICHE

comune aspettazione; ma ben si vede che lo stesso Nume li guida a pagare il giusto fio delle malvagità commesse, da che l’uomo per decreto divino sentenziato ad ammenda comunque va di per sè ad incontrarla. Voi entrate nell’arringo difensori di ben regolata e ferma repubblica, eglino scosso il giogo delle leggi sono tutti nel macchinare novità; sfiduciati inoltre di trasmettere agli eredi qualche parte delle usurpazioni loro, e persuasissimi che seco abbia termine ogni cosa tale vivono da non portare più in più d’un giorno le proprie speranze. Sono quindi meritevoli di altissimo dispregio, imperciocchè la virtù diserta le società prive di ordine e di commendevoli statuti; la vittoria pertanto, fedele compagna di lei, si tiene ben lontana da loro;» così Narsete. Il re vedendo i suoi tutti intenti ad ammirare l’esercito romano, chiamatili a parlamento, ne conforta gli animi dicendo:

II. «Qui vi ho ragunato, commilitoni, col proposito di arringarvi per l’ultima volta, poichè dopo l’imminente battaglia, siccome penso, non occorreranno altre militari concioni, ma con essa avrà fine la guerra. E per verità sì noi che Giustiniano Augusto addivenuti siamo deboli ed esausti di forze in causa delle fatiche, delle pugne e delle miserie in cui da gran pezza ci ravvolgiamo; ne incuori tuttavia a durare gli sconci della guerra il pensiero che ove in oggi riportiamo vittoria sopra il nemico, tosto ci verrà meno il bisogno di prendere nuovamente le armi, dopo tante stragi soavissima riuscendo agli uomini la pace; nè là dove e’ s’ebbero a lottare con ogni maniera di travaglio osa-