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LIBRO QUARTO 557

CAPO XXX.

Arringhe di Narsete e di Totila.


I. Poco dopo le antedette cose ambo gli eserciti si apprestarono alla pugna, e Narsete raccolte le sue truppe fe’ loro tali parole: «Queglino che inferiori di numero espongonsi ad incontrar battaglia può darsi vadano bisognosi di esortazioni ed incoraggiamento onde perlomeno fatti con lunga diceria più animosi degli avversarj conducano a buon fine la contesa. Ma voi, o guerrieri, in atto di venire alle mani con genti al cui numero, valore e guerresco apparato soprastate non poco, siete d’una sol cosa in bisogno, di uscire in campo, dirollavi, protetti dal Nume. Con fervorosissime preci adunque imploratene il soccorso, ed avvalorati gli animi vostri da generoso sdegno portatevi a disterminare questi ladri, i quali sottrattisi colla fuga al grande imperatore, cui furono già tempo soggetti, e sceltosi dal volgo un tiranno a capo lungamente afflissero il nostro suolo commettendovi colla massima inverecondia le ribalderie loro. A buon diritto in vero sarebbesi ognuno creduto ch’e’, se pur vanno di qualche ingegno forniti, non avrebbero unquemai osato sfidarci alle armi; voglionsi non di meno con mal consigliata audacia metter fine alla vita, e sedotti evidentemente da furiosa baldanza esporre ad infallibile morte; nè, per Dio, giugne a tanto lor audacia da ripromettersi straodinarj eventi, e maggiori della