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LIBRO QUARTO 553

CAPO XXIX.

Totila, in aspettazione di Teia, udita la morte di Usdrila si dirige all’Appennino, dove raggiunto da Narsete ne riceve officiosi consigli. Inoltratosi poscia contro de’ Romani fa replicati, ma sempre vani tentativi di cacciarli da un poggio. — Bellissime imprese di Paolo e di Ausila.

I. Il romano esercito non procedeva altramente. Re Totila, saputo il sinistro de’ suoi nell’agro veneto, si rimase da principio in Roma per attendervi Teia colle truppe, ed appena arrivate, meno due mila cavalli ancora indietro, mosse coll’esercito voglioso d’incontrare opportunamente i nemici. Rifertogli quindi per istrada che, morto Usdrila, eglino eransi di posta fatti di qua da Arimini e portati, da banda a banda calcando la Tuscia, a piè dell’Appennino, pose il campo in vicinanza ad una borgata, che nomano i paesani Le Tagine, ed ivi si stette. Non guari dopo anche Narsete steccò sua oste presso a quel monte, nè più forse di cento stadj lunge dai Gotti, in una pianura a breve distanza seminata di tombe; dove appunto ab antico da Camillo condottiero delle romane legioni, come narra la fama, vennero sconfitte in battaglia ed uccise le truppe dei Galli, del che il nome stesso perinfino a dì nostri rimase al luogo, I busti de’ Galli, rende testimonianza, e conserva la memoria di quella strage, chiamandosi latinamente busti le reliquie del rogo, e quivi appunto surgono moltissime tombe erette con terra ammonticellata sopra le ceneri di que’ trapassati. Di là Narsete man-

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