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LIBRO QUARTO 547

volutogli per ereditarj diritti, abbandonata la patria si riparava in Bizanzio, ove fu accolto liberalissimamente da Giustiniano e creato duce d’una scuola, nome dato alle compagnie de’ militi curatori dell’imperiale palazzo, capitanandovi trecento e non più coraggiosissimi Langobardi per lo avanti di stanza seco nella Tracia. Auduino siccome confederato ed amico dei Romani aveane dimandato la restituzione, pretendendo in grazia dell’amicizia sua che venisse tradito un supplichevole; ma fu vana l’inchiesta. Ildigisal di poi cominciò a lamentare sua fortuna divisando non ricevere in parità dei proprj meriti onori e stipendj, di maniera che nell’animo erane gravemente offeso. Goar di schiatta gottica, e nelle guerre di Vitige contro ai Romani là condotto prigioniero dalla Dalmazia, ne conobbe le disposizioni, e siccome di tempera focosa ed inquieta soffriva pur egli a malincuore la presente sua vita. Ora sconfitto Vitige e dai Gotti, armatisi in prima contro all’imperatore, tentata una sedizione fu anch’egli convinto reo di quelle insidiose mene, e sbandeggiato insiem cogli altri nell’Egitto. Lunga pezza durato nel gastigo, Giustiniano alla fin fine compassionandone la trista sorte ebbegli permesso di tornare a Bizanzio. Restituitovisi adunque ed osservando Ildigisal in preda a gravissimo dolore, come ho detto, lo instigava di continuo e persuadeva alla fuga, promettendo farglisi compagno in essa. Approvato il consiglio ambo all’improvviso di là sottrattisi con altri pochi ed entrati in Apri città della Tracia fanno lega coi Langobardi quivi a stanza; rinvenutevi di più le imperiali scuderie ne tolgono ben