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LIBRO QUARTO | 543 |
dante di quello acherontico, venuti a colloquio, giusta la volontà delle truppe, con Pacurio figlio di Peranio, duce in Idrunte della romana guernigione promisero l’arrendimento di sè stessi, delle genti loro e de’ luoghi difesi, quando Giustiniano consentisse mandarli salvi delle persone; laonde Pacurio tosto spedì in Bizanzio per combinare di questo modo gli accordi.
II. Narsete partitosi da Salona conduceva un poderosissimo esercito contro Totila ed i Gotti, speditogli da Giustiniano danaro in copia onde soldare floridissime truppe, mettere il tutto in punto, e pagare all’oste dimorante in Italia gli arretrati stipendj protratti assai tempo dall’erario venuto nella impossibilità di soddisfarli giusta l’usanza. Ponevasi di più con esso nell’ottima condizione di cattivarsi gli animi dei fuggitivi, agevoli a ricondursi, abbagliati dallo splendore dell’oro, sotto le abbandonate insegne. Nè giova il negarlo che per l’addietro Giustiniano avesse trascurato di soverchio questa guerra, ma vi provvide ottimamente allorquando Narsete vedendosi da lui forte sollecitato a darvi principio ebbe il coraggio, degno al vero d’un gran capitano, di rispondergli che ne compierebbe i voti quando ricevesse i mezzi di uscirne con onore. Ottenuto per tanto danaro, uomini ed armi avea raccolto con somma diligenza e premura un esercito idoneo all’opera, annoverando in esso ben molti romani guerrieri pervenuti da Bizanzio e dalla Tracia, e pur molti fornitigli dall’Illirico; eravi di più Giovanni alla testa delle sue truppe e di quelle del suocero Germano. Auduino re de’ Langobardi mercè dell’oro in gran copia ricevuto dal-