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LIBRO QUARTO 537

tampoco egli armata mano vi privò di quei dominii, cedutigli manifestamente dal re gotto lor possessore; mercè di che ben si conveniva ad Augusto l’applaudire ai Franchi, non potendo noi a meno di allegrarci in mirando il nostro rapitore spogliato de’ suoi mali acquisti, nella persuasione ch’egli a diritto paghi il fio delle commesse violenze; se pure non invidiamo lor buona sorte a chi prendono a vendicarci, e vogliamo giustificare i nostri nemici approvandone le difese col proposito, come par troppo è in usanza, di procacciare malevoli a chi ne giova. Possiamo del resto sommettere entrambi ad un arbitrato le nostre contese, acciocché i Romani, se favoriti dalla sentenza, abbiano issofatto a ricuperare il tolto loro ingiustamente; nè guari andrà che manderemo a Bizanzio per comporre simiglianti alterchi». Leonzio ebbe di questo modo commiato, e quindi un’ambasceria di quattro individui, essendone capo un Leudardo franco di schiatta, pervenuta colà e presentatasi all’imperatore eseguì con ottimo successo la sua mandata.

III. Totila voglioso di occupare le isole vicine all’Africa ragunò a fretta un’armata di mare, e postavi sopra la soldatesca necessaria all’uopo le ordinò di spiegare le vele. Questa innanzi tutto afferrato alla Corsica ne fece la conquista senza opposizione, e quindi v’aggiunse la Sardegna, rendendole così ambedue tributarie de’ Gotti. A tal nuova Giovanni, maestro de’ militi per l’Africa, spedisce ver l’ultima altr’armata di mare con truppe, le quali di poi accostatesi a

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