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536 GUERRE GOTTICHE

sero sconsigliatamente operato, la prole, non altri, è d’obbligo di apporvi riparo. Sarebbevi di più tornato bene anche non richiesti il confederarvi co’ Romani per debellare i Gotti vostri nemici di antica data, misleali, ed avvezzi ad assalirvi con obbligato ed inespiabile odio. Questi ora sbigottiti non rifiutansi di careggiarvi; ma finito ch’e’s’abbian con noi mostreranno prontamente l’animo loro verso le genti vostre. I malvagi alla buona fe non cangiansi di proposito nè favoriti da seconda fortuna, nè da contraria oppressi; li vedi ben sai nelle sciagure dissimulare con arte bellissima ed in ispecie coi prossimani se bisognosi del costoro aiuto, costretti in allora d’infingersi ad essi. Fattivi pertanto a ponderare le addotte cose non dubiterete un istante dell’utile vostro amicandovi l’imperatore, prendendo seco vendetta, come potrete il meglio, di chi aveste a patire sì lungamente gli oltraggi.» Di questo modo parlò Leonzio, e Teudibaldo rispondeagli. «Non avrebbevi giustizia né equitade in noi se tenessimo l’invito a confederarci con Giustiniano per guerreggiare i Gotti. Eglino sono già nostri amici, laonde mancando loro di fede non serberemmola neppure a voi; essendo che l’uomo giunto a contaminarsi di turpissima frode raro si può rattemperare dalla trasgressione dei proprj doveri. Quanto poi a’ luoghi da te ricordati bastimi dire che mio padre, Teudiberto, non ebbe unqua in animo di fare oltraggio a chicchessifosse de’ prossimani e di usurpare l’altrui, e chiaro argomento ne fia il non avermi lasciato grandi ricchezze. Nè