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534 | GUERRE GOTTICHE |
to Liberio in Bizanzio conferì la capitananza delle truppe dimoranti nell’isola ad Artabano, il quale assediatevi tutte le guernigioni de’ luoghi forti e vinti quelli che facevansi assalitori, costrinseli per estrema penuria di annona a deporre le armi. Tanto bastò perchè al nemico, sfiducciato e forte ancor lamentando la strage tocca nella pugna navale, invilisse l’animo di continuare la guerra, disperandone affatto, e si destasse nella mente il pensiero che, dopo le gravi perdite ed ignominiose sconfitte riportate, ei più non avrebbe potuto al sopraggiungnere di nuovi aiuti ai Romani resister loro un attimo di tempo, e rimanere nell’Italia. Era inoltre vana ogni speranza di composizione con Augusto; essendo che mandatigli spesso ambasciadori da Totila, i quali di presenza esponessero come il più dell’Italia fosse in potere dei Franchi, poco meno che tutto il resto, colpa la guerra, desolato, ed il Gotto pronto a cedergli la Sicilia e la Dalmazia, unico suolo non travagliato dalle comuni sciagure, coll’obbligo di farsi tributario di annuaria pecunia a compensagione di quanto riterrebbe, con promessa in fine di addivenirgli aiutatore in guerra ed onninamente suggetto, Giustiniano fermo nel niego aveali accommiatati, della gottica genia udendo a malincuore lo stesso nome, e bramoso nell’animo suo che non ve ne avesse più traccia nell’impero; così le siciliane faccende.
II. Leonzio pervenuto alla corte del Franco dicea: «Hannovi per ventura di tali cui manda il fato mai più attese vicende; con tutto ciò sono d’avviso mancare l’esempio che ad altri accadesse quanto ebbero i