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532 GUERRE GOTTICHE

alla spicciolata, e gli altri raccogliendo lor navi in così angusto spazio che riuscissero di reciproco impedimento; avresti detto gli alberi di que’ vascelli stretti insieme ed intessuti a foggia di stuoie. Con molta fatica e lentezza inoltre potevano avventare saette contro al nemico, o giuntigli da presso molestarlo d’asta e di spada; con alte grida in cambio procedevano urtando e ributtandosi colle armi; ora serravan lor fronte, ora, nè poco era il danno, allungavanla di soverchio. Ognuno schiamazzando esortava i prossimani certamente meno a far pruova di coraggio che ad esser cauti nel governare i vascelli serbando intra essi la necessaria distanza; in fine la generate imperizia loro addusseli a toccare una grave sconfitta. I Romani al contrario valenti nel trattare le armi e d’assai in naumachia sapienti, volte le prode verso il nemico, nè più intra loro alla larga o stretti di quanto era il caso, ora opportunamente raccoglievano il navilio, ora distaccavanne parte onde combattere qualche gottico legno dilungato dagli altri ed affondarlo. Vedendo poi il grande trambusto degli avversarj molestavanli con assiduo nembo di frecce, ed anche vie più appropinquati morivanli in quell'universale conturbamento e scompiglio a colpi di asta e spada. I Gotti caduti d’animo, colpa la mala fortuna e gli errori commessi, e privi di consiglio navigavano in balia delle onde, nè più comparivano ai fianchi de’ vascelli per tenzonare a corpo a corpo, ma deposte le armi giaceansi scioperati in tanto pericolo, fidando lor sorte all'inesorabile fato. Da ultimo tutti confusione e trambusto nè curanti affatto la gloria d’una ritirata