Ninfa aggiugnendo che Ulisse, per ciò non molto discosto dalla terra de’ Feaci, con una schidia 1, come dice Omero, o con nave, o in altro qual tu vuoi modo vi approdasse; ma noi riferiamo quel tanto ne fu dato conietturando rilevare. Nè Dio mercè vi sara chi opini agevol impresa il discorrere antichissimi avvenimenti con tale verità da non potervi obbiettare contro, la molta distanza delle epoche solendo cambiare grandemente i nomi, ed anche indurre varianze nelle notizie de’ luoghi. Si pretende inoltre che la nave formata di candidissimo marmo ed a tutti visibile sul feacico lido si fosse quella montata da Ulisse nell’approdare ad Itaca, ma siffatta nave anzichè essere tutta d’un pezzo componesi di molte pietre, ed i caratteri incisivi testimoniano pienamente che là si stesse dedicata a Giove Casio per voto d’un negoziatore. Nè v’è a ridire che quest’isolani venerassero in altri tempi il Dio, dal quale ebbe ed ha tuttavia nome Casiope città, ove ammiri la nave. Di molte pietre a simile è pur costruita l’altra che Agamennone figliuolo d’Atreo dedicò a Diana in Geresto dell’Eubea ad espiazione del fattole oltraggio; la Dea in allora placata colla morte d’Ifigenia rendè libero il mare ai Greci. E che sì andasse la bisogna lo hai da un epigramma, scolpito a que’ dì o poscia sulla nave stessa, composto di esametri cancellati il più dal tempo; rimangonvi non di meno ancora i due primi versi, e sono:
Qui pose Agamennon la nera nave
De’ Greci a rimembrar l’oste sull’onde.
|
- ↑ Navilio tumulturiamente fatto.