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522 GUERRE GOTTICHE

dendovisi ivi stesso di molte statue fatte dalle costoro mani, le iscrizioni appostevi dichiarando chi ne fosse l’autore; evvi pure la vacchetta di Mirone, datisi gli antichi Romani gran pensiero di metter Roma al possesso de’ più sublimi capolavori greci. Ora, aggiugneva il senatore, un toro castrato dell’armento avviatosi al foro salito di furia la vasca montò l’animale di bronzo. In quello poi fortunosamente di là passando alcuno di nazione tusco, ben villereccio al sembiante, e datosi a conghietturare sopra il fatto (essendo i Tusci anche oggidì molto in su le divinazioni) proferì alla fine: che un eunuco abbatterebbe il sovrano di Roma. Tutti per verità in allora si ridevano dell’indovino e de’ suoi vaticini, avvezza essendo la comune degli uomini a ricusar fede alle predizioni, meno da contrarj argomenti indottavi che dallo stimare il vaticinio del futuro un gittar parole immeritevoli d’ogni credenza e somiglianti a ridevole fandonia. In oggi nondimeno l’universale convinto dal fatto ammira il presagio, e Dio vel dica se l’imperatore fidasse a Narsete la guerra contro Totila conghietturando i destini, che minacciavano Roma, o la fortuna stessa di questo modo volgesse a’ suoi fini l’impresa. Narsete adunque ricevuto da Augusto un floridissimo esercito e copioso danaro si pose in cammino; arrivato quindi nel mezzo della Tracia fece alto in Filippopoli, rinvenendo i passi occupati da turme di Unni, i quali scorrazzando sul romano impero devastavano ed abbottinavano senza opposizione; udito poscia che altri di essi procedevano a Tessalonica ed altri a