bensì da perfida codardia lusingati demmo opera al tradimento. Belisario anch’egli se mai giunga a vincere ne riputerà infedeli e traditori de’ nostri principi. Che più, Giustiniano stesso a diritto ci terrà ognora in freno, come disertori, con forte presidio; essendo che l’uomo trovato l’esecutore de’ suoi pravi disegni all’ottenere il compimento loro compiacesi del benefizio ricevuto; ma ben presto addivenendogli sospetto per la frode commessa l’odia e lo teme, avendone le pruove d’infedeltà nell’animo suo. All’opposto se ora noi ci serberemo leali co’ Gotti valorosamente combattendo, questi riusciti vincitori ne ricolmeranno di grandissimi beni; ma quand’anche la vittoria si dichiarasse pel nemico, e’ non ci negherà il perdono, dovendo essere al tutto inumano chi punisce un amore disgraziatamente fedele. Senza che, viva Iddio, qual motivo è in voi per temere cotanto un assedio dalla parte romana? Non difettiamo qui entro di vittovaglia, nessuno ci vieta o impedisce il foraggio, e tutto il dover nostro si riduce a rimanere in pace nelle proprie case, avendovi piena sicurezza mercè di queste mura, e del presidio che veglia alla difesa loro. E sì che il duce imperiale ove nutrisse qualche speranza di espugnarle non avrebbe mai più aderito, come va intorno la voce, alle nostre gravissime condizioni. Oltre di che s’egli avesse fermo intendimento di osservare la giustizia e di procurare i nostri vantaggi non sarebbesi indotto a sbigottire i Napoletani, ed a consolidare il suo potere contro ai Gotti col mezzo d’una nostra furfante-